IV - Altre sculture medievali

Sono qui raggruppate sculture di diversa epoca di proprietà del Capitolo della Cattedrale, ma per le quali non è documentata una sicura provenienza dall’antico Duomo.

A sinistra si trova l’opera forse più antica della collezione: un blocco di marmo probabilmente raffigurante Zeus Ammone e un giovinetto [49]. La mancanza di notizie storiche relative alla provenienza dell’opera, assieme a dubbi di natura stilistica, hanno posto interrogativi sull’autenticità del rilievo che rielabora temi e modi dell’arte della tarda antichità.

Seguono due lastre di epoca alto-medioevale, testimonianze dell’epoca in cui il territorio ferrarese gravitava politicamente e culturalmente entro l’area d’influenza ravennate e bizantina. Il primo, il Frammento di sarcofago o di pluteo [50], mutilo della parte sinistra, è riconducibile ad una Bottega ravennate del VI secolo. La parte mancante doveva proporre simmetricamente la figura dell’agnello, secondo l’iconografia bizantina degli animali affrontati, con al centro il monogramma cristologico. Sul retro della lastra, uno stemma araldico e un’iscrizione informano che la pietra venne riutilizzata nel 1520 come lastra sepolcrale di Francesco Guidoni.

Segue, sempre di una Maestranza ravennate ma della fine dell’VIII e l’inizio dell’IX secolo, la Lastra con raffigurazione zoomorfa [51], proveniente da un antico pluteo. Anche quest’opera è stata oggetto di riuso, come testimonia, sul retro, la presenza dello stemma dei Tassoni-Prisciani, scolpito ad altorilievo nel XVII secolo, quando la lastra venne collocata nella cappella che la famiglia possedeva nella chiesa di San Domenico.

Dopo le due piccole sculture della prima metà del Quattrocento, San Cosma  [52] e San Damiano [53], forse in origine agli angoli di un sarcofago, è esposta la Madonna col Bambino [54], singolare rilievo in marmo databile tra il 1452 ed il 1471, commissionata dal duca Borso d’Este, effigiato in basso a sinistra. L’iscrizione inoltre riporta frammentariamente il nome dell’autore, il misterioso Antonio di Pietro da Venezia.