VIII - Gli arazzi

Tra le opere esposte in questo Museo, il ciclo di arazzi con le Storie dei santi Giorgio e Maurelio [84-91] s’impone per le monumentali dimensioni e per l’importanza liturgica e religiosa. Unica serie conservatasi integralmente di panni tessuti a Ferrara in età rinascimentale, essa fu realizzata dall’arazziere fiammingo Johannes (o Giovanni) Karcher, chiamato insieme al fratello Nicholas a lavorare presso la corte estense, dove prestò servizio fino alla morte del duca Ercole II (1559).

Il contratto per questa impegnativa commissione voluta dal Capitolo Metropolitano venne stipulato il 15 ottobre 1550 con l’obiettivo di addobbare la chiesa durante le solenni festività patronali. In queste occasioni, gli otto panni, raffiguranti episodi significativi della vita dei due santi martiri protettori di Ferrara, erano esposti appesi tra le colonne della navata centrale. L’estrema chiarezza iconografica, la narrazione pacata, l’assenza di vera drammaticità, sono conformi alla funzione di devozionalità popolare che le grandi scene dovevano assolvere.

I cartoni preparatori furono creati dai pittori Benvenuto Tisi detto Garofalo e Camillo Filippi per la parte narrativa, e da Luca di Fiandra, detto anche Luca Fiammingo, per quanto attiene le bordure. I documenti non chiariscono come i due pittori si siano divisi il lavoro, ma la critica appare concorde nell’assegnare integralmente a Filippi l’ideazione delle Storie di san Giorgio [88-91] e a Garofalo quella delle Storie di san Maurelio [84-87]; fa eccezione l’episodio raffigurante Il popolo e il clero di Ferrara che accolgono san Maurelio [85], che presenta forti analogie con le scene approntate da Camillo Filippi.

Le storie sono incorniciate da ricche bordure che riprendono motivi tipici del repertorio decorativo manierista di metà Cinquecento: festoni di frutta, putti alati, animali simbolici, misteriose presenze umano-vegetali e fantastiche chimere, con ovali monocromi in cui si vedono episodi minori della vita dei due santi.