II - I libri corali della Cattedrale di Ferrara
I Libri corali qui esposti costituiscono una testimonianza di grande importanza nell’ambito della storia dell’arte ferarrese: essi si collocano infatti fra i vertici più significativi toccati dalla miniatura estense della seconda metà del XV secolo.
Nelle vetrine al centro della sala si possono ammirare un Salterio [1] e un Innario [2], i soli rimasti di un gruppo di codici più antichi, trascritti da Ludovico da Parma nel 1472 e miniati da Guglielmo Giraldi, caposcuola della miniatura estense del Quattrocento, decoratore dei Corali e della Bibbia della Certosa di Ferrara, oggi conservati presso i Musei Civici d’Arte Antica.
I ventidue corali cosiddetti “Atlantici” – Antifonari e Graduali [3-24] – rappresentanto una testimonianza assai rara di corredo liturgico musicale conservatosi pressocché integralmente. Essi furono realizzati tra il 1477 e il 1535 su commissione del Capitolo della Cattedrale e del vescovo Bartolomeo della Rovere, che, profondamente coinvolti nel progetto, coprirono tutte le spese, dal mantenimento degli artisti, all’acquisto delle straordinarie pergamene in Germania, oltre che dei colori e dell’oro zecchino comprati a Venezia.
Dalle trascrizioni settecentesche dei documenti originali apprendiamo il nome degli artisti coinvolti: fra’ Evangelista da Reggio, Giovanni Vendramin, Martino da Modena e Jacopo Filippo Medici, detto l’Argenta, vero protagonista dell’impresa, già al fianco di Taddeo Crivelli negli anni 1455-56 durante la realizzazione della Bibbia di Borso d’Este, oggi custodita alla Biblioteca Estense di Modena.
Di particolare importanza sono le legature, costituite da assi di legno ricoperti di pelle impressa a secco, con cornici e angolari in lamina di ottone traforata o punzonata, con bulloni a chiodo o a fiore, e placchette centrali recanti talvota la data e la firma dell’orafo Giuliano de’ Apollini, attivo a Ferrara tra il 1474 ed il 1494.