III - Sculture dal Lapidario Civico e i progetti di completamento del campanile

Le sculture qui esposte provengono dal Lapidario Civico, prima istituzione museale pubblica, fondata nel 1735 ed ospitata nel cortile dell’Università a Palazzo Paradiso. Dal 1920 la raccolta fu smantellata e dislocata in vari depositi cittadini, specialmente nelle sale e nel cortile di Palazzo dei Diamanti. Con la costituzione del Museo della Cattedrale, nel 1929, una parte delle opere fu trasferita nella nuova collezione. I materiali del Lapidario furono acquisiti attraverso donazioni e depositi da chiese e monumenti del territorio, come nel caso dei due Parapetti di ambone [25-26] che nel Settecento erano ancora presso la chiesa di Voghiera, vicino al luogo in cui nell’altomedievo sorgeva Voghenza, prima sede vescovile del territorio ferrarese.

Si ignora, di contro, l’originaria ubicazione dei primi due gruppi di sculture esposti sulla parete d’ingresso, i Santi Giovanni Battista, Maurelio e Giacomo [27, 28, 29] e, di seguito, San Pietro e San Giovanni Battista che presenta un devoto [30, 31], frammenti di sarcofagi medioevali. Dalla sontuosa sepoltura di Giacomo Sacrati nella chiesa di San Domenico provengono, invece, i Santi Giorgio, Giacomo, Giovanni evangelista e Antonio abate [32, 33, 34, 35], opera di Filippo Solari e Andrea da Carona, a capo di una bottega molto apprezzata nell’Italia Settentrionale della prima metà del Quattrocento. Concludono questa sezione altre quattro opere, tra le quali il Ritratto di profilo del cardinale Bessarione [38], lapide che commemora la presenza del prelato a Ferrara nel 1438 in occasione del Concilio convocato per l’unificazione delle chiese orientale e occidentale, e i due rilievi – Religiosi davanti ad un papa [39] e Martirio di santa Giustina (?) [40] – della seconda metà del Quattrocento, attribuibili ad uno scultore ferrarese o padovano.

Sulla parete destra sono esposti i progetti relativi al completamento del campanile quattrocentesco della Cattedrale [42-48], in realtà mai compiuto. Essi derivano dall’attività della “Fabrica del Campanile”, incaricata nella seconda metà del XVIII secolo di esaminare i progetti esistenti e sollecitare nuove proposte.