VII - Il Maestro dei Mesi di Ferrara

Il mistero attorno all’identità del cosiddetto Maestro dei Mesi di Ferrara rappresenta uno dei quesiti più affascinanti della storia dell’arte medievale. Attivo a Ferrara, Forlì e Venezia nella prima metà del Duecento, questo anonimo artista è stato uno dei più grandi scultori della sua generazione. Nato in seno alla tradizione romanica padana di Benedetto Antelami, egli elabora uno stile assolutamente personale molto affine al naturalismo di matrice gotica in voga nelle decorazioni scultoree delle cattedrali dell’Île-de-France.

La sua attenzione alla natura e alla descrizione della realtà si esprime appieno nelle sculture qui esposte, provenienti dal Portale meridionale della Cattedrale estense. Nel mese di Settembre [73], ad esempio, il lavoro della vendemmia è reso al massimo grado di verosimiglianza: la cuffia serve per proteggere i capelli dalla caduta dell’uva non matura, la veste è annodata attorno alla coscia in previsione della pigiatura. Di risalto plastico strabiliante sono particolari come la cesta di vimini o la mano destra del contadino dove, nonostante la consunzione del marmo, sono ancora ben visibili le vene.

Le origini del tema dei Mesi si ritrovano nella decorazione musiva romana e nei calendari di età paleocristiana, ma è durante il Medioevo che questo soggetto, ora legato al lavoro agricolo, diviene una costante in tutta l’Europa medievale. Il suo successo è senz’altro attribuibile ai significati simbolici insiti nella rappresentazione (il lavoro come espiazione del peccato originale e come scansione del trascorrere del tempo). Gli esempi di maggiore significato si ritrovano nella scultura di età romanica di area francese (ad Amiens e Chartres) e italiana (il ciclo antelamico del Battistero di Parma, quelli di Cremona e Fidenza e, dopo l’esecuzione del portale ferrarese, della Pieve di Arezzo). Dalla fine del Trecento il tema compare anche nella decorazione ad affresco e miniata (celebre il caso delle Trés Riches Heures del duca di Berry), mentre nel Quattrocento si fa predominante la valenza astrologica, come accade qui a Ferrara negli affreschi dei Palazzo Schifanoia voluti dal duca Borso d’Este.